Sezione: Editoriale
Articolo di: Don Stefano

Era il 23 Febbraio 2020 e…tante cose sono cambiate. Una data che resterà nella storia che ci ha visto quel giorno sbalorditi e preoccupati sulle notizie che arrivavano sul CORONAVIRUS (parola oscura fino a qualche settimana prima) e che già verso le 12.00 di quel giorno circolava la voce che era buona cosa chiudere la chiesa e non celebrare la Messa delle 18.00 di quel giorno in parrocchia e poi…è arrivata la comunicazione ufficiale del vicario generale: le celebrazioni sospese fino a nuovo ordine. Oltre a questo anche le scuole materne parrocchiali, la catechesi dei ragazzi, le riunioni, le feste, gli incontri…tutto fermo.
Una data che ha cambiato molte cose, anche nella vita della Chiesa e nelle nostre parrocchie. Dallo smarrimento iniziale si è presa consapevolezza della gravità della situazione nel corso dei giorni e delle settimane successive e si sono vissuti giorni carichi di dolore e di speranza. I ritmi scanditi dalle celebrazioni e dagli incontri con la gente si sono decisamente ridotti o azzerati in un momento.
L’inizio è stato pesante in quanto la celebrazione della Messa con la presenza della gente era sospesa, non si poteva celebrare i funerali ma solo la benedizione al cimitero, non si poteva andare a casa dagli ammalati…insomma, ogni attività pastorale che prevedeva nella sua normalità l’incontro con la gente non esisteva più.
Ogni giorno aprivo e chiudevo la chiesa anche se c’era poca gente in giro: voleva essere un segno di speranza e un luogo di rifugio dove poter portare a Dio ciò che la gente portava nel cuore in quel periodo. Ho seguito personalmente tutte le sepolture di quel periodo. Tante persone.
Tra l’8 Marzo e il 7 Aprile ci sono stati 50 decessi nelle 4 parrocchie della comunità pastorale. Solo ai familiari più stretti e in numero limitato era consentito partecipare alla sepolture. Ho fatto anche sepolture senza nessun familiare e ho partecipato alla sepoltura di 3 coppie di sposi che a distanza di pochi giorni sono decedute. Ho assistito a sepolture con 1 solo parente che filmava il rito per far partecipare in diretta il coniuge e i figli impossibilitati a essere presenti perché ammalati o in quarantena obbligatoria.
Era straziante e palpabile il silenzio e lo smarrimento generale. Si è cercato poi come parrocchie di farci vicino alle persone attraverso i mezzi di comunicazione che ci hanno permesso di entrare nelle case e di far sentire la vicinanza della Chiesa: celebrazioni della Messe in streaming, comunicazioni varie, la via crucis del venerdì santo girando con il crocifisso sul pick-up della
protezione civile…diciamo che il detto “la necessità aguzza l’ingegno” ha dato slancio a qualche iniziativa mai pensata e mai vissuta prima. Il periodo fino alla metà di maggio è stato il più duro. Poi ci sono stati i primi segni di apertura con la possibilità delle celebrazioni e poi durante l’estate qualche piccolo segno di ripresa. Ma nulla poteva essere paragonato a prima del 23 Febbraio.
Diciamo anche che le prove della vita ci dovrebbero aiutare a crescere e forse abbiamo scoperto l’importanza delle persone e della vita di relazione che è stata molto segnata e limitata; vari segnali sono giunti di una riscoperta della bellezza dei rapporti all’interno della propria famiglia e il vivere e condividere dei momenti di preghiera e giornate insieme di vita familiare che invece prima erano segnate da qualche ora di presenza nella giornata; abbiamo riscoperto la solidarietà e la comunicazione più distesa tra le persone e verso alcune situazioni di particolare bisogno che hanno permesso di pensare non solo a noi stessi ma anche agli altri.
Purtroppo da questa situazione non siamo ancora usciti e siamo chiamati ancora a fare dei grossi sacrifici nelle relazioni e negli affetti, con le scuole ancora chiuse che impediscono ai ragazzi di crescere e di vivere un tempo della loro vita senza quello spazio di crescita umana ed educativa che si vive nel contesto scolastico.
Il 27 marzo 2020 papa Francesco ci ha emozionato e aiutato a comprendere che questa pandemia ci deve far sentire tutti “sulla stessa barca” e questo fatto deve far crescere in ciascuno di noi la solidarietà reciproca e l’invito a non dimenticarci degli altri.
E’ stato un anno particolare con tanti momenti di prova e di sofferenza ma che può averci aiutato anche a crescere in altri aspetti che prima consideravamo di poco conto. L’invito alla speranza
cristiana che il nostro Arcivescovo continua a richiamare ci aiuti a tenere sempre alto lo sguardo su Gesù salvatore.

__________________________

SMART PRAYING

Sezione: Oratorio e scuola
Articolo di: Mattia Trombella

È successo tutto di fretta, siamo passati da celebrare normalmente la Messa in chiesa, a guardarla sul televisore seduti sul divano. Non dimenticherò la prima volta che sono uscito di casa per andare nella cappellina dell’oratorio: le strade erano deserte, non c’erano persone in giro, sembrava di stare in un film. È stato strano trasmettere in diretta la prima Messa su YouTube, non
sapevamo quante ne avremmo fatte e per quanto tempo saremmo andati avanti. Vedendo poi che la situazione purtroppo non cambiava, anzi, peggiorava, abbiamo aumentato gli appuntamenti settimanali per poter stare vicino a tutte le persone della Comunità Pastorale, e non solo.
Era periodo di Quaresima, quindi ogni venerdì veniva trasmessa la Via Crucis, poi ancora la domenica mattina le Lodi e il lunedì sera il Rosario. Ci sono state poi delle iniziative molto belle per far sentire tutti quanti parte della Comunità. La prima è stata ascoltata da molte persone: fare un selfie davanti al proprio televisore o computer mentre si ascoltava l’arcivescovo, abbiamo ricevuto molte foto e le abbiamo raccolte in un video. Ogni settimana abbiamo coinvolto le famiglie, con disegni da fare, foto in famiglia o di momenti passati della Comunità Pastorale. Per stare ancora più vicino a tutti, l’ultimo venerdì prima della Settimana Autentica abbiamo celebrato la Via Crucis per le vie della Comunità. Abbiamo portato la Croce nella maggior parte delle vie, pregando insieme. Molte famiglie si sono affacciate alle finestre o sono scese in strada, alcune persone anche piangendo, facendoci capire le molte difficoltà di quel periodo e come la croce poteva portare sollievo.
Solitamente a maggio, da qualche anno, i papà della nostra comunità organizzano la Fiaccolata della Testimonianza. Per ovvi motivi lo scorso anno non è stato possibile farla correndo. Anche qui abbiamo chiesto aiuto ai nostri “follower”, abbiamo chiesto loro di inviarci un video in cui passavano un lumino acceso da una parte all’altra dello schermo. Li abbiamo poi uniti tutti per fare una fiaccolata virtuale, è stato molto bello e hanno partecipato molte persone. Poi andando avanti abbiamo iniziato a celebrare messe all’aperto, con possibilità di partecipare stando in piedi e ben distanziati, fino poi a tornare a celebrare la Messa soltanto “dal vivo”, mettendo in stand-by il canale YouTube.
L’attività svolta in quei mesi di lockdown è stata possibile grazie a Don Christian e a tutti quei ragazzi che si sono messi in gioco aiutandomi, ma soprattutto grazie a voi e a tutte le famiglie che hanno avuto fede in un momento difficile per tutta l’Italia.

Comunità Pastorale Regina degli Apostoli | © 2020